Piedimonte Matese, madre cardiopatica partorisce in emergenza: medici salvano lei e il neonato nonostante la chiusura del punto nascita
PIEDIMONTE MATESE – Quando la legge si dimentica dei territori e dei cittadini, a salvare le vite restano la professionalità, il coraggio e il senso del dovere. È quanto accaduto nella notte tra il 1° e il 2 luglio all’ospedale di Piedimonte Matese, dove – nonostante la chiusura ufficiale del punto nascita imposta dal governo in base a rigidi criteri numerici – una madre cardiopatica è stata salvata, insieme al suo bambino, grazie alla prontezza e al sangue freddo di medici e anestesisti.La donna, proveniente da Sparanise e in evidente stato di emergenza, è giunta in ospedale con mezzi propri, in codice rosso, poco dopo la mezzanotte. Una situazione drammatica: mamma in condizioni critiche, bambino prematuro in grembo, e un punto nascita ormai chiuso. Ma di fronte alla vita, il protocollo ha ceduto il passo all’umanità.
Il dottor Pasquale Morelli, ginecologo, e l’anestesista dottor Federico Di Lullo non hanno perso tempo. Nessuna esitazione, nessun rimpianto per ciò che la sanità pubblica ha tolto a questo territorio: solo decisione e rapidità. Hanno eseguito un parto cesareo d’urgenza. È nato così un bimbo di appena un chilo e mezzo, un piccolo guerriero che ha trovato nei medici i suoi primi angeli custodi.Subito dopo la nascita, il dottor Di Lullo ha intubato il neonato – un’operazione delicatissima e ad altissimo rischio in un prematuro – permettendogli di respirare e mantenersi in vita. Pochi minuti dopo, il piccolo è stato trasferito d’urgenza in una struttura specializzata per patologie neonatali.La madre, ancora in condizioni serie, è rimasta ricoverata a Piedimonte, amorevolmente assistita, ma separata dal figlio appena nato, senza nemmeno averlo potuto vedere.Una storia che non può lasciare indifferenti. Un territorio fragile, riconosciuto dalla stessa Regione Campania come “disagiato”, si è visto togliere uno dei servizi essenziali: il punto nascita. Un’intera comunità è stata messa a rischio da una norma che guarda ai numeri, ma non alle persone.Serve una deroga, e serve subito. Serve una riflessione politica seria, che tenga conto della specificità dei territori e della realtà di chi vive lontano dai grandi centri metropolitani. Intanto, a Piedimonte Matese, resta la certezza che – anche quando lo Stato si volta dall’altra parte – ci sono uomini e donne in corsia che scelgono di restare, di lottare, e di salvare vite