La sinistra litiga già prima di vincere: che succederà il giorno dopo?
Lorenzo Applauso| La politica regionale campana è entrata ufficialmente nella fase del caos. Un frullatore impazzito in cui tutto gira vorticosamente: alleanze, tradimenti, liste civiche, sgambetti, doppi giochi e rese dei conti. E al centro di questo turbine c’è sempre lui: Vincenzo De Luca.
Il presidente uscente, mai domo, si ritrova a fronteggiare un ribaltamento del quadro politico che nemmeno lui, abituato a navigare nel disordine, sembra più in grado di controllare. I cosiddetti “de-luchiani”, fedelissimi di lungo corso, stanno progressivamente traslocando in Forza Italia. Un’emorragia che non è passata inosservata, anzi, è il segnale di una frattura profonda, che non è solo politica, ma anche personale.
Nel frattempo, De Luca non risparmia stilettate al suo (ex?) candidato alla presidenza della Regione, Roberto Fico. Un nome che era stato scelto con la sua benedizione, ma solo a precise condizioni: tra tutte, quella – poi puntualmente realizzata – di consegnare la segreteria regionale del Partito Democratico al figlio, Piero De Luca. Un’operazione che ha fatto discutere e che l’altra sera, durante una trasmissione televisiva, ha mostrato i suoi limiti: il giovane segretario è apparso visibilmente spaesato, lasciando intravedere tutte le difficoltà di un ruolo ricevuto forse troppo in fretta.
Fico, intanto, ha scelto di cavalcare una battaglia identitaria: il reddito di cittadinanza. Lo vuole rilanciare, forse cambiandone il nome, ma senza modificarne la sostanza. Un’idea che De Luca rigetta con forza: “Mai il reddito di cittadinanza in Campania”, ha tuonato in più occasioni, segnalando un’inconciliabilità politica ancor prima che personale.
E mentre il Partito Democratico prova a ricucire gli strappi, De Luca si muove in autonomia, annunciando la nascita della sua lista civica: “Con De Luca a testa alta”. Un affronto diretto alla segretaria nazionale Elly Schlein, che non l’ha presa affatto bene. La reazione è stata secca: “O la lista scompare, o niente alleanza con il PD”. Ma chi conosce De Luca sa bene che non è tipo da piegarsi a diktat, soprattutto se arrivano da Roma.Nel mezzo, Piero De Luca si ritrova a giocare un ruolo impossibile: mediare tra il padre e la leader del partito che lo ha appena nominato segretario. Un’impresa titanica, ai limiti del paradossale.
E così, mentre si parla di campo largo e di unità delle forze progressiste, lo spettacolo che si offre agli elettori è quello di una coalizione già in guerra prima ancora di scendere ufficialmente in campo. La domanda che sorge spontanea, a questo punto, è la più semplice ma anche la più inquietante: se litigano così tanto prima di vincere, cosa succederà il giorno dopo?