Carissimi lettori,
alla luce della Liturgia della Parola di oggi, verifichiamo il nostro amore per Cristo e per il prossimo.
E allora prendiamo coscienza che non dobbiamo far mancare nella nostra vita, la preghiera.
Quella fatta con tutto il cuore, che viene esaudita da Dio, che risponde alla richiesta di giustizia di una povera vedova.
Per questo giudice che non ha alcun timore di Dio e che non ha riguardo per nessuno, una vedova, indifesa e debole, conta meno di qualsiasi altra persona .
Ella si trova implicata in un processo e chiede al giudice, una sentenza con la quale le venga resa giustizia.
Il giudice non le dà retta.
E se finalmente si decide ad esaudirla, è soltanto per levarsela dai piedi, tanto è diventata molesta per la sua insistenza.
Il punto culminante della Parabola non sta nell’ ostinazione della preghiera, ma nella certezza di essere esaudita.
Se un uomo così insensibile come il giudice, si lascia vincere dalla preghiera della vedova, tanto più Dio, Padre infinitamente buono, sarà pronto ad esaudire chi si rivolge a Lui per avere giustizia.
La preghiera nasce dalla Parola di Dio.
Prima ascoltiamo Dio che parla, poi quando preghiamo, siamo noi che parliamo con Lui.
La preghiera è essenziale per svolgere la nostra missione che ci è stata affidata nel Battesimo.
La nostra missione da svolgere nella famiglia, nella comunità parrocchiale, nel mondo del lavoro e nella nostra società.
Solo la preghiera, ci dona quella familiarità con Dio, che ci fa sentire l’urgenza di predicare sempre la sua Parola, in ogni occasione opportuna e non opportuna.
Avvertiamo la necessità, in linea col brano evangelico, di pregare sempre.
Non stanchiamoci mai di chiedere giustizia.
Cerchiamo di essere sempre forti nella fede, sostenendola con la preghiera ostinatamente perseverante e fiduciosa come quella della vedova del Vangelo.
Rendiamoci conto che nel mondo c’è ancora bisogno di luce nel faticoso cammino della storia.
Buona Domenica!
Don Antonio Nacca