Lorenzo Applauso. È possibile che una lettera arrivi a destinazione dopo 83 anni? La risposta è sì. Ma, sorprendentemente, questa volta le Poste non c’entrano nulla. Anche se il servizio postale in Italia esisteva già, nato ufficialmente con la legge del 5 maggio 1862, questa è una storia diversa. Una storia di guerra, memoria e tenacia. Una lettera scritta nel 1943 da un soldato casertano prigioniero in Polonia è finalmente giunta a destinazione pochi giorni fa, grazie al lavoro instancabile dell’associazione Linea Volturno 1943, attiva nella ricerca storica e nel recupero di documenti e reperti della Seconda guerra mondiale. La lettera, scritta da Giacomo Pacelli, classe 1911, originario di Caiazzo, è stata ritrovata sul web da Vincenzo Ferrajuolo, residente a Villa Santacroce, il quale si è rivolto all’associazione per riconsegnarla ai legittimi familiari. Insieme alla lettera di Pacelli, ne era presente un’altra, appartenente a un altro soldato di un paese limitrofo. Daniela Mastrolorenzo, genealogista dell’associazione ed esperta in ricerche militari, ha preso in carico la missione. In meno di 24 ore è riuscita a rintracciare Anna Ponticorvo, pronipote del soldato, appartenente al noto caseificio di Alvignano. Contattata anche Mariateresa Pacelli, nipote diretta, è stato possibile organizzare l’incontro.
Il 1943 era un anno tragico per l’Italia. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, migliaia di soldati italiani vennero rastrellati dai tedeschi e deportati in campi di prigionia. Giacomo Pacelli fu uno di loro. La sua lettera, vergata nello “Stammlager” di Stargard (oggi Polonia), ha attraversato il tempo senza mai arrivare a casa… fino ad oggi. L’emozionante consegna si è svolta proprio al caseificio Ponticorvo, alla presenza delle discendenti. Subito dopo, la delegazione dell’associazione si è recata presso l’abitazione di Anna Pacelli, figlia del soldato, classe 1946. Qui, per la prima volta, la donna ha potuto ascoltare le parole scritte dal padre durante la prigionia: un frammento di vita, di dolore, di speranza, rimasto sospeso per oltre otto decenni.
“Siamo felici di aver rimesso un pezzo di puzzle storico al proprio posto nella famiglia di qualcuno”, ha dichiarato l’associazione Linea Volturno 1943, che ha anche ringraziato la famiglia Pacelli per l’accoglienza e la donazione ricevuta. Una storia che non è solo una curiosità del passato, ma un messaggio potente sul valore della memoria, della famiglia e dell’impegno civile per recuperare la nostra storia collettiva.