Carissimi lettori,
con questa Parabola Gesù tocca uno dei temi più grandi e fondamentali della Sacra Scrittura: il tema della giustizia.
Egli infatti racconta questa parabola per quelli che si ritenevano giusti e disprezzavano gli altri.
Ma che cos’ è la giustizia?
È una virtù divina che integrata con la carità si esprime attraverso la grazia divina.
E così mentre la giustizia divina si rivela attraverso la grazia, la giustizia umana si rivela attraverso la fede, attraverso la consapevolezza della fragilità umana ed è questa consapevolezza che viene evidenziata in questa bellissima Parabola, dove due sono i protagonisti.
Il primo protagonista è il fariseo, il secondo protagonista è invece un pubblicano.
Iniziamo dal primo protagonista, dal fariseo.
Egli con orgoglio si ritiene di essere giusto e disprezzava gli altri, pregando così:” Ti ringrazio Signore perché non sono come gli altri uomini, che sono ladri, ingiusti, adulteri e neppure come questo pubblicano, perché io digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo”.
Gesù nel mettere sulla bocca del fariseo, questa preghiera, non intende darci una dottrina sulla preghiera, ma vuole farci capire che non possiamo essere giusti se trasgrediamo l’ideale umano, religioso e morale impostato sull’autenticità dei sentimenti, sulla santità interiore, sul vero culto verso Dio e sull’amore ai fratelli e sorelle.
Passiamo adesso al secondo protagonista, al pubblicano che non osa alzare gli occhi al cielo e battendosi il petto prega così:” O Dio abbia pietà di me”.
E tornò a casa sua giustificato, perché “chi si umilia, sarà esaltato”.
La sua preghiera è un dialogo.
Egli incarna la sincerità, l’autenticità e l’ umiltà.
E allora anche noi, sul suo esempio, quando ci mettiamo dinanzi al Signore per pregarlo in questo modo, ricordiamo che da questo incontro ne usciamo ricchi di Cristo, del suo amore, del suo potere di perdono e di riconciliazione e della sua generosità.
Buona e Santa Domenica a tutti!
Don Antonio


