Lorenzo Applauso. In Italia, la crisi dell’editoria e la progressiva riduzione della lettura di giornali e riviste stanno provocando un vero e proprio terremoto nel settore delle edicole. Negli ultimi quattro anni, oltre 2.700 punti vendita hanno abbassato definitivamente la saracinesca, segnando un cambiamento profondo nel modo in cui gli italiani si informano.
La trasformazione digitale, se da un lato ha ampliato l’accesso all’informazione attraverso smartphone, tablet e computer, dall’altro ha messo in seria difficoltà un intero comparto commerciale. Le edicole, un tempo pilastro della quotidianità nei quartieri e nei piccoli centri, stanno scomparendo a ritmi sempre più preoccupanti.
La chiusura delle edicole non rappresenta soltanto un danno economico per i giornalai, molti dei quali conducono attività a gestione familiare, ma comporta anche una perdita sociale importante. L’edicola, infatti, è da sempre un punto di riferimento per il quartiere: un luogo di incontro, scambio di opinioni, una micro-comunità urbana. Con la loro scomparsa, si perde anche un pezzo del tessuto sociale cittadino.
Il calo della domanda di giornali cartacei, l’aumento dei costi di gestione e la concorrenza dei canali digitali stanno rendendo sempre più difficile sostenere un’attività che un tempo rappresentava una certezza economica. Le istituzioni sono chiamate a interrogarsi sul futuro di questo settore: servono misure concrete per supportare chi resiste e per incentivare modelli di distribuzione alternativi o innovativi.
In un Paese dove l’informazione è alla base della democrazia, la crisi delle edicole non è solo una questione commerciale: è un campanello d’allarme per tutta la società

